I primi mesi dell’anno sono stati un turbinio di cambiamenti e adattamenti alle esigenze che ci hanno investito. In questo periodo abbiamo modificato le nostre abitudini, reagito agli imprevisti e creato nuovi modi di essere. Abbiamo attraversato periodi incerti e difficoltosi, scoprendo una nuova forza e capacità di reazione. Adesso, che il sole bacia con insistenza i nostri volti e le onde del mare ci richiamano come sirene omeriche, è arrivato il momento di ristorare le nostre anime e concederci una meritata vacanza.
Fin dalla tenera età scolare, la parola vacanza ci proietta in una dimensione di riposto, felicità e divertimento, in cui evadere, almeno per qualche giorno, dalle preoccupazioni e dagli impegni quotidiani. Sebbene l’etimologia di vacanza coincida con vuoto e ben si collochi nelle nostre menti come vibrante periodo di estremo ozio, il break estivo per antonomasia può rappresentare un’occasione di crescita personale. Concedersi un periodo di tempo per interrompere la routine, riflettere sulle proprie aspettative, riequilibrare le energie e riordinare gli obiettivi sono i principali benefici positivi da aggiungere all’etimologia di vacanza.
Sull’onda sinergica degli effetti benefici che il distacco dalle nostre abitudini comporta, ci siamo lasciati ispirare dalle straordinarie avventure di chi ha saputo interpretare un momento di fermo come un’opportunità di crescita personale. Per la rubrica “Un caffè e un libro” di Young Women Network, abbiamo selezionato sei entusiasmanti racconti di viaggi solitari, lungo rotte misteriose dai confini incerti, alla ricerca di approdi ambiti e desideri bramati. Sono le storie di sei donne straordinarie che, abbandonando per un periodo di tempo la routine quotidiana, hanno intrapreso epiche avventure alla conquista dei propri sogni. Donne la cui determinazione è stata la chiave vincente per intraprendere un cammino di riscoperta del sé.
Con l’augurio che il periodo estivo sia costellato di proficui momenti di riflessione e crescita personale, vi invitiamo a lasciarvi ispirare dai racconti di…
Darinka Montico, “walkaboutitalia”
L’Italia a piedi, senza soldi, raccogliendo sogni
Accartocciata in uno stile di vita alienante, Dominka abbandona la sicurezza economica del proprio lavoro alla ricerca di se stessa. Interrogandosi sui propri desideri inespressi, comprende che il pellegrinare compulsivo tra i poli del mondo non era la vera felicità a cui lei ambiva. Era forse tempo di fare i bagagli e di rientrare nell’amata Italia dopo quindici anni di assenza? Sì, ma giusto il tempo di tornare a casa per un saluto fugace e ripartire verso il viaggio che cambia per sempre la percezione di sé e del mondo.
Il 21 marzo 2014 parte da Palermo, a piedi e senza soldi; sette mesi dopo arriva in Piemonte dove finalmente farà pace con se stessa.
“Cacciatrice di sogni! Bel mestiere mi sono inventata, penso, mentre riprendo a camminare sul ciglio della strada. Per una volta nella vita, mi sento sulla strada giusta”, Darinka Montico
Robyn Davidson, Orme
Nell’Australia degli anni settanta, una giovane ventisettenne decide di affrontare un viaggio in solitaria nel deserto, da Alice Springs all’Oceano Indiano. Unici compagni di viaggio quattro vivaci cammelli e il suo amato amico a quattro zampe Diggity.
Un’impresa diventata reportage per National Geographic Magazine, grazie al fotografo Rick Smolan, che seguì la giovane per tutto il viaggio. 2.700 km di aride dune sabbiose e purpurei tramonti che condurranno la protagonista verso la consapevolezza delle propria forza e il ridimensionamento delle paure.
“Questo viaggio non era mai stato pensato, nella mia testa, come un’avventura, intesa come qualcosa da dover sperimentare, e mi colpì allora che la cosa più difficile era stata proprio la decisione di agire. Il resto era stato solo una questione di tenacia: le paure sono tigri di carta”, Robyn Davidson
Tamara Lunger, “Io, gli ottomila e la felicità”
I miei sogni tra amore per la montagna e sfida con me stessa
La leggenda femminile dell’alpinismo italiano mette a nudo le proprie emozioni, in un avvincente racconto ambientato tra le vette più alte del mondo. Nel febbraio 2016, sulle pareti innevate del Naga Parbat, Tamara parte per una spedizione invernale scalando gli 8.000 metri invernali senza ossigeno. Un viaggio in solitaria nell’anima di una donna tenace, che vive l’alpinismo come un mezzo per migliorarsi costantemente, cercando l’armonia con il cosmo e con se stessa.
Saranno questi elementi, umiltà e amore per sé e per il prossimo, che la spingeranno a prende la decisione più combattuta del viaggio: desistere dal conquistare la vetta a soli 70 metri dalla cima. Per permettere ai suoi compagni di cordata di raggiungere un sogno, scelse di tornare indietro e fermare la sua impresa, rinunciando a entrare nell’olimpo dell’alpinismo e diventare la prima donna a compiere una prima invernale su una delle 14 più alte montagne della terra. Una decisione sofferta, raccontata con estrema sincerità, che la renderà ancor più consapevole della propria forza e volontà di spirito.
“E non lo dico per impressionare qualcuno, o per ingannare altri, è la pura e semplice verità. Un verità prima di tutto verso me stessa, quella sincerità assoluta che metto in cima alla lista delle cose che contano. Se dipendesse da me, passerei almeno 340 giorni su 365 all’anno su qualche montagna in giro per il mondo”, Tamara Lunger
Maria Perosino, “Io viaggio da sola”
Istruzioni per un corretto uso di valigie, solitudine e buonumore
La scoperta del viaggio in solitaria quale forma dello stare bene nasce nella protagonista dopo un forte trauma, che non rivela subito. Solo a posteriori comprende i motivi che vi stanno dietro, “srotolando la storia a ritroso”.
“Scritto per le donne, ma non vietato agli uomini”, “Io viaggio da sola” è una chiacchierata tra compagne di viaggio e un tuffo nelle emozioni di una ragazza introversa e scaltra, divertente e profonda, disinvolta e precisa, libera e fuori dagli schemi che ci sorprende pagina dopo pagina con ironia, sarcasmo, curiosità, parole perfette e un amore smisurato per il viaggio. Con sorpresa, perché inaspettato da un libro in cui “sola” brilla come un faro nel titolo, si parla parecchio di relazioni umane, di ogni tipo. Amiche e amici, colleghe e colleghi, famiglia, amanti, compagni, mariti e sconosciuti, passanti, le persone del posto, gli altri turisti fanno da sfondo ai luoghi e ai pensieri della protagonista, la quale – da femminista – non perde l’occasione di sottolineare le differenze tra la donna e l’uomo, sempre con un’ironia che fa sorridere e a volte anche ridere. E ridendo – da sola – ti rendi conto che l’approccio al viaggio è in realtà l’approccio alla vita.
“Sostenere che la vita è un lungo viaggio per me è più di un modo di dire e più di una metafora. Non si tratta solo di una questione di quantità: il fatto è che il viaggio, con tutto il suo potenziale simbolico, fin da subito mi si è imposto come elemento ordinario in cui infilare la mia vita, non il contrario”, Maria Perosino
Helen Thayer, “Polar dream”
La prima spedizione solitaria di una donna e il suo cane fino al Polo Nord magnetico
Racconto formidabile di un’intensa avventura e un legame straordinario tra Helen e Charlie, il suo cane Inuit addestrato a combattere contro gli orsi. Una lunga traversata tra le gelide vie del deserto artico, 585 chilometri e 27 giorni, trascinandosi una slitta di 72 chili, per raggiungere il Polo Nord magnetico a piedi e senza rifornimento. E’ l’avvincente storia di Helen Thayer, esploratore e alpinista, che combattendo contro le impervie climatiche, venti artici forti come uragani e temperature glaciali ai -73 gradi Celsius che – a una settimana dal traguardo distruggeranno la scorta alimentare – arriverà a coronare il proprio sogno: diventare la prima donna e persona più anziana a raggiungere l’estremo nord del mondo.
“Quando leggerai questo biglietto sarai arrivata a King Christian. Congratulazioni per essere diventata la prima donna ad aver viaggiato in solitaria fino al Polo Nord magnetico. Siamo fieri di te. Torna a casa sana e salva. Ti vogliamo tutti bene”,da Polar dream di Helen Thayer
Elena Dak, “La carovana del sale”
Il racconto emozionante di un viaggio con i Tuareg
Nel 2005, dopo nove mesi di scrupolosi allenamenti e per intercessione del figlio del capo carovana, Elena entra a far parte della carovana del sale, una linea sottile tra le dune del deserto composta da 300 dromedari e 30 uomini Tuareg. Un cammino di 1.200 km percorsi a piedi e in sella al fiero animale desertico, dal nord del Niger attraversando il Ténéré verso le saline e le oasi di Bilma e Fachi. Un incedere lento e ritmico, tra le sinuose sfumature ocra della sabbia e gli sconfinati cieli stellati, dove l’occhio umano arresta la sua corsa nell’infinito dei paesaggi. Un viaggio carico di emozioni e fatica fisica, che vedranno Elena, unica donna della carovana, piegata in prolungati silenzi e marce sotto il cocente sole africano, seguendo il rito delle genti che da secoli percorre in lungo e in largo il deserto.
“Mohamed, il genero, diede l’ordine di partire ai vari segmenti. Io osservavo ai margini. La marcia fu lentissima scandita in realtà dal ritmo celere di migliaia di piccolissimi passi sotto una luna accecante e bianca su una pietraia, che non tratteneva nemmeno più il ricordo del caldo infernale del giorno”, Elena Dak
A cura di Eleonora Brignoli