Mens sana in corpore sano… e viceversa!
Scritto da Beatrice Omaggio
Il 10 Ottobre è stata la Giornata mondiale della salute mentale e mai come quest’anno, così pieno di difficoltà e incertezze, è fondamentale parlare di quanto sia importante avere cura della propria mente, al pari del proprio corpo.
Fin dall’infanzia, infatti, ci viene insegnato come curare il nostro corpo: con la ginnastica, l’attenzione per l’alimentazione, la pulizia e tutti quegli strumenti che possono aiutarci anche a migliorarlo, come trucchi, creme etc.
Tutt’altra storia riguarda l’attenzione verso la cura del proprio stato mentale. Non sempre, infatti, ci vengono dati gli strumenti adatti per comprendere e affrontare le emozioni che proviamo, interpretare i pensieri che ci passano per la testa e riconoscere i nostri veri bisogni. Questo perché esiste un tabù alla base, che ci vieta di parlare del nostro stato psicologico: vi è una fortissima paura di essere percepiti deboli o di essere discriminati, isolati e allontanati. Così il problema, invece di affrontarlo, spesso lo si nasconde, come polvere sotto il tappeto.
Le conseguenze di questo modus operandi sono imprevedibili: c’è chi riesce a trovare un proprio equilibrio spontaneamente, chi invece ha grosse difficoltà, complici magari il proprio carattere e/o una propensione genetica a sviluppare disordini mentali.
Proprio perché è così imprevedibile, sarebbe necessario ricevere una buona educazione alla salute mentale, soprattutto nell’ottica della prevenzione, per evitare di dover curare in futuro problemi che possono risultare più o meno gravi.
Stress: il “nemico” più comune
Uno dei più grandi fattori di instabilità psicologica di una persona, oggi, è lo stress. Ne siamo tutti vittime, chi più chi meno, a causa della vita sempre più frenetica, con ritmi, richieste e situazioni a volte insostenibili. Lo stress è la risposta a uno squilibrio che l’individuo percepisce tra le proprie capacità di adattamento e le sollecitazioni che riceve dall’ambiente che lo circonda. Queste possono essere di diverso tipo: cognitivo, sociale e/o emotivo. Non è una reazione negativa a prescindere; anzi, è uno strumento del nostro organismo che ci segnala che qualcosa non va e che bisogna ricorrere ai ripari. Il problema sta proprio nel “come” approcciarsi allo stess, come gestirlo.
Di tecniche ce ne sono tante: ognuno di noi ne ha sviluppate alcune, anche inconsciamente, altre le ha apprese con il tempo, conoscendosi man mano. C’è chi trova liberatorio fare sport, chi si applica in hobby creativi, chi si immerge in altri mondi con libri, film e videogame.
Questi sistemi, però, funzionano finché lo stato di stress è ancora superficiale o temporaneo.
Quando, invece, ci si trova a dover affrontare un periodo più lungo di forte disagio (a causa, ad esempio, di un ambiente lavorativo poco sano o di difficoltà di altro genere, da quelle economiche a quelle affettive, o ancora a causa di un’esperienza o un evento spiacevole che riattiva un trauma passato non ancora completamente elaborato), la propria serenità psicologica può essere messa a dura prova e, in questo caso, ci si può trovare in difficoltà nel gestire un malessere che non solo non diminuisce, ma sembra addirittura cibarsi del proprio disagio, ingrandendosi sempre più.
Fermo restando che in qualsiasi momento è più che legittimo alzare la mano e chiedere aiuto, senza doversi in nessun modo vergognare, e che affidarsi a una persona esperta e del mestiere è il modo più veloce per risolvere e gestire il proprio disagio, se ci si trova in una situazione in cui non è possibile accedere a un aiuto immediato, si può fare ricorso a diverse tecniche che studiosi e terapeuti hanno affinato negli anni, che possono aiutare a gestire gli stati di stress e ansia. Inizialmente previste per aiutare i propri pazienti, queste hanno poi preso man mano piede anche fuori dal proprio campo di provenienza, divenendo strumenti che oggi tutti possiamo imparare a padroneggiare, con impegno e costanza.
La Mindfulness
Una delle tecniche che ha preso piede negli ultimi anni, per la sua versatilità, è quella della meditazione Mindfulness: nata negli anni ’70, soprattutto grazie agli studi pioneristici del medico Jon Kabat-Zinn, è un approccio che si ispira agli insegnamenti del buddhismo theravada e dello zen, spogliato delle connotazioni spirituali e morali che derivano dalle due dottrine, per concentrarsi su un principio cardine: essere consapevoli nel qui e ora con la mente e il cuore, senza essere giudicanti.
Ciò che la rende così versatile è la sua applicabilità nella vita di tutti i giorni: si adatta, infatti, facilmente ai contesti quotidiani che sperimentiamo normalmente, perché ci mette in relazione con tutte le inevitabili difficoltà della vita che, prima o poi, ci troviamo a dover affrontare. Insegna a schiacciare il tasto “pausa” nella nostra mente, tra i pensieri negativi che, a causa dello stress e dell’ansia, continuano a prodursi e a vorticare senza freni, scegliendo non di rifuggirne, ma piuttosto di immergersi tra essi, per comprendere da dove vengono e cogliere il loro vero significato.
Spesso, infatti, i pensieri negativi sono frutto di un’eccessiva autocritica nei confronti di sé stessi e/o di un livello basso di autostima, che provocano un circolo vizioso: ci si sente tristi, agitati e stressati e si reagisce autocriticandosi per il fatto di sentirsi così, senza quindi fermarsi mai nel rimuginio. La Mindfulness rompe questo cerchio, dando al soggetto gli strumenti per imparare a non giudicare i propri pensieri negativi, e al contempo a provare a capirne la provenienza, per metterli in discussione, privandoli così della loro carica negativa che genera sofferenza.
I benefici della Mindfulness
Sono tante le evidenze scientifiche sugli effetti salutari della meditazione Mindfulness sul cervello, fra tutti: aumenterebbe la produttività del lobo prefrontale sinistro, una zona in cui si sviluppano i pensieri positivi, rallenterebbe l’invecchiamento celebrale, migliorerebbe il decorso di alcune patologie invalidanti. Tutto questo comporta una migliore gestione dello stress, degli stati d’ansia e dell’emotività, aumenta la creatività e la sensazione di felicità.
La sua versatilità si traduce anche nella semplicità della sua fruizione: si può scegliere di praticarla in compagnia, in centri specializzati che si trovano in quasi tutte le grandi città d’Italia, dove istruttori e insegnanti specializzati conducono sedute durante le quali guidano i partecipanti nella meditazione.
Dato il momento che stiamo vivendo, si può fare anche a casa propria, con l’ausilio di app dedicate (fra le migliori segnaliamo Headspace – in inglese – e Calm, di cui vi abbiamo già parlato) oppure iscriversi a centri specializzati come Tempo di Mindfulness che svolge sedute di gruppo a distanza attraverso piattaforme digitali oppure corsi per principianti.
Ve ne sono tantissime e sono in constante aumento, a prova di quanto si senta sempre più il bisogno di avere degli strumenti per vivere la propria quotidianità con serenità, consapevoli e presenti nel qui e ora, perché solo così possiamo mantenere sano il nostro benessere psicologico.
Questo articolo è scritto da una volontaria di Young Women Network appassionata di Mindfulness, non da un esperto della materia. In caso di interesse o necessità, consigliamo di rivolgervi sempre a degli specialisti, per capire quale sia la disciplina e il percorso più adatti alla problematica specifica.