Ultimamente il “femminismo” va molto di moda.
Nonostante sia una notizia positiva in generale perché almeno “se ne parla”, dall’altra c’è il forte rischio che i malintesi sul femminismo crescano e non si affronti l’argomento in modo completo riuscendo a distinguere cosa sia e cosa non sia.
- Prima di tutto abbattiamo i pregiudizi.
La parola femminismo fa paura per diverse ragioni.
Una di queste paure è che, istintivamente, date le molte parole che finiscono per -ismo, si pensa a qualcosa di estremo e carico di significati negativi: odi gli uomini, sei aggressiva, arrabbiata, neghi l’esistenza di una “natura” che differenzia uomini e donne e così via.
Come scrive Giulia Blasi nel suo Manuale per ragazze rivoluzionarie,
“il femminismo infastidisce (…) chiede cambiamento, non si preoccupa di rassicurare nessuno”
e come tutti i cambiamenti, richiede uno sforzo che la maggior parte delle persone non ha voglia di fare.
Bisogna innanzi tutto, parafrasando l’intervento di Chimamanda Ngozi Adichie alla TEDxEuston Conference nel dicembre 2012, disimparare molte lezioni sul genere che abbiamo interiorizzato crescendo; potrebbe significare andare contro ad alcune rassicuranti tradizioni, a dei ricordi della nostra infanzia, contro la nostra cultura o fede, contro convinzioni e ruoli.
“A che serve la cultura?” si domanda Chimamanda Ngozi Adichie,
“Fondamentalmente, lo scopo della cultura è assicurare la protezione e la continuità di un popolo” (…)
ma
“La cultura non fa le persone. Sono le persone che fanno la cultura. Se è vero che la piena umanità delle donne non fa parte della nostra cultura, allora possiamo e dobbiamo far sì che lo diventi”.
Se qualcosa non è giusto, rende infelici, crea divari sociali, è necessario fare il possibile per scrivere una storia nuova ma per farlo abbiamo bisogno di donne ma anche di uomini.
Senza gli uomini non possiamo farcela e il loro coinvolgimento diventa prioritario.
Tanti uomini non lo sanno di essere femministi.
Tanti uomini sono molto più femministi di tante donne.
Alcuni vogliono essere coinvolti in questo vasto tema, vorrebbero capirne di più ma hanno paura anche solo di domandare perché temono di dire la cosa sbagliata, di offendere, e di scatenare “l’ira femminista”.
Alcuni credono di non poter partecipare a questa lotta in quanto uomini a loro volta stereotipati da noi donne.
Diciamoglielo una volta per tutte che lo sappiamo che non sono tutti arroganti, autoritari, desiderosi di essere serviti e riveriti dalla donne.
Lasciamo dunque andare via quei pregiudizi legati all’uomo spesso così tristi e limitanti anche per loro stessi.
- Ma cos’è il femminismo oggi?
Siamo biologicamente diversi, questo nessuno lo può negare, secondo Chimamanda Ngozi Adichie, spesso gli uomini sono fisicamente più forti delle donne, motivo per il quale migliaia di anni fa era la persona più forte ad avere il comando.
“Oggi viviamo in un mondo profondamente diverso. La persona più qualificata per comandare non è quella più forte. È la più intelligente, la più perspicace, la più creativa, la più innovativa. E non esistono ormoni per questa qualità”.
Vivere in una cultura sessista come la nostra significa non poter essere liberi di esprimersi totalmente: non poter vivere i propri stati d’animo liberamente; il pianto di un uomo è qualcosa di cui vergognarsi.
I bambini maschi e le bambine femmine piangono esattamente per gli stessi motivi, ma ad un certo punto, al maschio viene insegnato che piangere significa “fare la femminuccia”, allora imparano a reprimersi, a non ascoltare i propri sentimenti, a non parlarne ma piuttosto di dimostrare di essere forti, duri.
Ne parlano chiaramente Maura Gancitano e Andrea Colamedici in Liberati della brava bambina pubblicato da Harper Collins, parlando di stereotipi maschili:
“Se sei un uomo non puoi essere complesso, insicuro, sfaccettato: al massimo puoi essere un duro che tiene tutto dentro di sé, inscalfibile. Che è poi un altro modo per dire solo, e cioè senza possibilità di condividere il proprio mondo interiore, e quindi di accrescerlo e conoscerlo. Dietro all’idea di non dover dire a nessuno ciò che si prova c’è il terrore di ritrovarsi perduti, messi in discussione: il vero uomo non sbaglia mai ed è disposto a farsi carico di tutti i pesi della famiglia pur di svolgere al meglio la propria funzione. Questa dinamica ha portato gli uomini a conoscersi pochissimo, per paura di osservare quegli aspetti che li avrebbero resi poco maschili. E invece è proprio attraverso quella messa in discussione, quella condivisione di responsabilità, dividendo equamente i pesi e le fatiche, che tutti possono gioirne: tanto alle donne, alle quali è stato sottratto il potere, quanto agli uomini, che in cambio del potere si sono fatti carico di pesi insostenibili, sotto ai quali nei millenni hanno incurvato la schiena”.
Abbiamo tutti bisogno del femminismo perché credere nell’eguaglianza sociale, politica ed economica dei sessi porterà a far sì che possa esistere anche un mondo in cui ad ognuno sarà possibile esprimersi liberamente come individuo senza ruoli di genere predeterminati.
Se cresciamo le nuove generazioni incoraggiandole a sviluppare i loro reali interessi e non il loro genere, avremo molta più probabilità di crescere persone migliori, soddisfatte, libere e unite.
Scritto da Silvia Colaneri