- Scritto da Carolina Nobile
Dati alla mano, in Italia le competenze finanziarie sono basse e il gender gap pesa nonostante le donne abbiano una naturale predisposizione alla pianificazione. Eppure tendono a delegare. Perchè?
Lo abbiamo chiesto ad Emanuela Musci.
Bolognese, una figlia che studia a Madrid, una passione per il golf, lo sci e Los Angeles, città nella quale ha vissuto da ragazza, Emanuela Musci opera nel settore della consulenza finanziaria indipendente da 20 anni.
Dopo la laurea in Economia e Commercio all’Università di Bologna, vola negli USA per conseguire il Master of Science in Finance, MSF, American University, Washington DC.
Sostenitrice del valore della consulenza finanziaria indipendente a beneficio degli investitori, supera l’esame che le permette di iscriversi all’Albo Consulenti Finanziari Autonomi.
Il suo credo: la pianificazione finanziaria non è altro che un modo per vivere meglio, ecco perché è fondamentale occuparsene!
Emanuela, per inquadrare al meglio lo scenario in cui ci muoviamo non possiamo non parlare di gender gap finanziario e consapevolezza delle donne sul tema. L’Italia a che punto è?
>I dati OCSE sulla financial literacy italiana ci collocano più vicino ai paesi in via di sviluppo che ai paesi del G7; nella media le nostre competenze finanziarie sono purtroppo molto basse.
Dagli studi di EDUFIN – il comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria – sul livello di alfabetizzazione finanziaria degli italiani, emerge che solo meno di un terzo degli intervistati (il 29%) conosce i concetti di base della finanza, come la relazione rischio/rendimento, senza avere però le idee molto chiare.
Aggiungo che c’è una differenza tra i 10 e i 20 punti percentuale tra l’alfabetizzazione finanziaria maschile e femminile italiana, e queste differenze di genere sono evidenti già a 15 anni. Se andiamo però a vedere i dati sulle performance scolastiche, generalmente quelli delle ragazze in età adolescenziale sono migliori.
Mi chiedo quindi se non sia già presente un bias secondo cui la finanza sarebbe più prerogativa maschile.
Un dato ulteriore che ha attirato la mia attenzione è che il 40% delle donne dichiara di non avere le sostanze per far fronte ad una spesa imprevista di €2.000, contro il 26% degli uomini. Anche qui c’è un gap enorme.
Nella mia esperienza professionale mi è capitato di incontrare donne della mia generazione, spero non più della vostra, che, anche a fronte di competenze scientifico-matematiche per le quali comprendere i concetti finanziari base sarebbe banale, tendono a delegare le decisioni in merito alla gestione delle proprie risorse all’uomo che hanno accanto – marito, compagno, padre, ecc.
I dati che ho illustrato mi hanno portata a pormi una domanda: questo gender gap dipende da un’effettiva differenza di competenza tecnica, o è una questione di mancanza di fiducia delle donne in loro stesse rispetto ad una materia considerata di “maschile”?
Qualunque sia la risposta, in base a dati OCSE 2020, le donne soffrono di fragilità finanziaria, cioè in caso di imprevisti finanziari sono più vulnerabili, nonostante siano istintivamente più inclini alla pianificazione di lungo periodo e meno alla speculazione di breve periodo – per la quale gli uomini sono più propensi.
In poche parole, noi donne avremmo potenzialmente un approccio corretto alla pianificazione per natura, ma non ce ne occupiamo.
Le conseguenze di questo gap non sono da sottovalutare perché minori conoscenze finanziarie, minore accesso a banche e strumenti, minore accesso al credito, meno risorse, diventano una trappola che relega le donne a un ruolo subalterno nelle decisioni stesse.
Informarsi, conoscere e valutare anche se inizialmente potrebbe essere un qualcosa privo di interesse, diventa un grimaldello per uscire dalla trappola.
Pertanto, per noi, dedicare un po’ di tempo tutte le settimane alla pianificazione finanziaria e patrimoniale a 360° è cruciale.
Credo che le decisioni economico-finanziarie non siano altro che un mezzo per aiutarci a vivere meglio, al pari del mangiar sano e del movimento per il benessere fisico.
Raggiungere la consapevolezza finanziaria implica poter pianificare al meglio il futuro, gli obiettivi personali, la propria autonomia, per arrivare a raggiungere un livello superiore di benessere. Tutto questo passa attraverso il primo passo: imparare a gestire il proprio risparmio.
I dati mostrano una situazione tutt’altro che rosea. Quali sono le cose da sapere e da fare per passare all’azione? Che consigli senti di dare a chi vuole compiere il primo passo?
>Il mio consiglio è mettere ordine. Un po’ come quando al cambio di stagione si apre l’armadio, si vede cosa calza ancora a pennello, cosa invece manca, e cosa è meglio scartare.
Ecco, il primo passo è molto semplice: stilate un elenco di tutto ciò che possedete, ad esempio case, polizze, fondi pensione, piani di accumulo, investimenti, ecc. Servirà per lavorare alla stesura molto basica di un piccolo Bilancio Personale, composto dallo Stato Patrimoniale e dal Conto Economico.
Stilate un elenco di:
- attività, cioè cosa possedete, ad esempio una casa, delle polizze, un’auto, ecc;
- passività, ad esempio il mutuo o un prestito dai genitori.
ATTIVITÀ – PASSIVITÀ = il valore del Patrimonio Netto
Poi passate al Conto Economico, composto da:
- entrate: lo stipendio, le locazioni incassate dalla casa al mare di famiglia messa in affitto su Air B&B per esempio, ecc.
- uscite: supermercato, trasporti, telefono, abbigliamento ecc.
Tenere traccia e classificare anche grossolonamente le entrate e le uscite per un po’ di tempo, con costanza, diventa un esercizio fondamentale per tutti, non solo per chi è alle prime armi.
L’obiettivo di tutto ciò è arrivare alla definizione di un dato base: il Risparmio Complessivo.
Come si calcola?
Reddito complessivo lordo (cioè lo stipendio, le rendite delle locazioni ecc.) – tasse – oneri contributivi = Reddito netto disponibile.
Reddito netto disponibile – consumi (per il nostro tenore di vita) = Risparmio Complessivo.
Il nostro punto di partenza!
In base alla tua esperienza, qual è la metodologia più efficiente per partire? Di che strumenti abbiamo bisogno?
>Direi che la cosa più efficiente è un bel file excel. In fase inziale non andrei ad aggiungere ulteriori spese con abbonamenti ad app che magari richiedono dati che non avete. Per di più con excel si possono arrivare a fare calcoli di matematica finanziaria estremamente avanzati, esattamente come semplici operazioni.
Quindi excel, un blocco e una penna sono più che sufficienti.
La cosa più importante in base alla mia esperienza è scrivere, tenere traccia, perché aiuta a dare concretezza e disciplina, che come sempre sono elementi cruciali nel lungo periodo per arrivare ad una pianificazione e quindi a dei risultati.
La pianificazione altro non è che uno strumento di programmazione ed esecuzione che ci consente, date le risorse a disposizione – il nostro risparmio complessivo –, di individuare e di realizzare nella maniera più efficiente possibile i nostri obiettivi e soddisfare i nostri bisogni.
Abbiamo preparato il terreno. Ora possiamo concentrarci sulla semina e parlare di obiettivi. Come si fissano? Quali sono i parametri da considerare?
>Abbiamo detto che la pianificazione finanziaria implica un’analisi della situazione patrimoniale, economica, finanziaria, previdenziale, assicurativa e fiscale.
Gli obiettivi, che sono assolutamente soggettivi – per qualcuna sarà l’acquisto della prima casa, per altre l’accantonamento per gli studi dei propri figli, fare un viaggio o ancora garantirsi un certo tenore di vita nel tempo… ecc. – devono essere chiari, quantificabili, raggiungibili. Ovviamente si possono avere anche più obiettivi a cui si assegnano priorità e orizzonti temporali diversi.
A mio parere, anche in questa fase scrivere aiuta a razionalizzare.
Se siete alle primissime armi: come abbiamo detto, è fondamentale mettere ordine nella propria situazione patrimoniale. Acquisire piena consapevolezza dei propri bisogni finanziari e delle proprie risorse disponibili.
La finalità della pianificazione finanziaria e patrimoniale credo sia quella di aiutarci a vivere meglio ed in serenità in modo olistico piuttosto che il possesso di una certa cifra depositata in una banca.
Quello che credo diventi fondamentale per ciascuno di noi è migliorare o mantenere un certo tenore di vita.
Quindi, il primo punto, fatta la parte di inventario e stabilita l’entità del risparmio, è andare a vedere quali sono i rischi che minano la propria condizione, come possiamo gestire gli imprevisti, coprirci dai rischi e acquisire autonomia nelle scelte.
Se siete investitrici più navigate: occorre ugualmente conoscere gli strumenti finanziari posseduti e con cadenza periodica, controllarli.
La pigrizia di affidarsi totalmente a chi ci segue, ragazze, non funziona, non paga nel lungo periodo!
Controllate sempre il profilo commissionale che la banca o la rete vi applica, in assoluto e per prodotto, in entrata ed uscita da ogni prodotto. Ridiscutere e rinegoziate le commissioni, sempre!
Verificate l’asset allocation: se siete multibanca e avete dato più o meno lo stesso profilo di rischio ad entrambi gli istituti, rischiate di trovarvi con portafogli molto simili. Avrete sì diversificato il rischio banca ma non il rischio investimento.
Prendetevi tempo per capire in cosa sono stati investiti i vostri soldi e verificate che la gestione sia condotta sempre nel VOSTRO interesse.
Vi faccio un esempio: se un gestore mi acquista un ETF – ottimo prodotto in sé, con bassi costi di gestione – , e lo inscatola in un fondo della casa per alzarne il profilo commissionale, non sta facendo il mio interesse ma quello dell’istituto, soprattutto in un momento come questo con tassi bassi e rendimenti contenuti per profili a basso rischio.
Fate sempre attenzione a chi promette rendimenti stratosferici, fuori mercato senza il minimo di volatilità – il caso Madoff per esempio: fondi che continuavano a crescere in maniera lineare e senza un minimo di volatilità a prescindere da cosa stessero facendo tutti i mercati sottostanti.
Quando c’è uno scollamento, una linea diagonale retta sempre in salita, ci può essere un genio ma ci può anche essere un problema, quindi attenzione! Le truffe sono dietro l’angolo, spesso abbiamo sentito anche personaggi famosi che ne sono stati vittime.
Segnalo un sito molto interessante a questo proposito: thepriceofbadadvice.eu
È legato alla Comunità Europea per la tutela dei consumatori, e sta iniziando a mettere in evidenza come in UE gli investitori non stiano ricevendo la consulenza di cui hanno bisogno per quello che riguarda i finanziamenti, le assicurazioni, gli investimenti.
Altri 2 punti importanti per tutti:
- Dobbiamo avere chiaro che il passaggio da sistema retributivo a sistema contributivo, in cui rientriamo già tutte, probabilmente non ci consentirà di avere una pensione adeguata al tenore di vita cui eravamo abituate.
Per cui, dopo i 30 anni, iniziare a vagliare un piano previdenziale integrativo, verificare l’eventuale beneficio nel riscattare gli anni universitari, sono mosse spesso trascurate ma importanti nel lungo periodo. - Non sottovalutate l’aspetto assicurativo.
Secondo l’ANIA – Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici –, in Italia, nel segmento della protezione dei beni, della salute e del patrimonio, l’incidenza dei premi sul PIL è pari all’1% rispetto a una media europea del 2,6%. Se siete un libere professioniste con buoni introiti, considerate una polizza TCM che integri per i vostri figli il vostro reddito nel caso nefasto di premorienza.
So che non è nella nostra cultura parlare di questi argomenti, però ragazze, la pianificazione si fa cercando di prevenire i rischi a 360°!
Infine, l’asset allocation, che per chi ha già un patrimonio investito è l’ultimo tassello. Dipende dalla propensione al rischio di ciascuno e dall’orizzonte temporale che si ha, che non sono unici, ma si possono segmentare.
Come possiamo tenerci aggiornate sul tema? Quali fonti ci consigli di seguire o consultare?
>Dirò una banalità: rivolgetevi sempre a fonti ufficiali e certe come ad esempio:
- EduFin la piattaforma di AIEF per l’erogazione di formazione a distanza per Educatori Finaziari
- Quello che conta
- Informarsi conviene
Verificate SEMPRE che i vostri consulenti siano iscritti all’ordine. Potranno essere dipendenti di banche e reti – potete verificare qui – , o indipendenti, a seconda della sezione in cui sono iscritti. In questo caso il sito di riferimento è questo.
Diffidate da blog o profili social che impartiscono lezioni o danno consigli di investimenti da parte di soggetti non iscirtti all’ordine.
Se vi interessa seguire gli aggiornamenti e gli sviluppi del mondo finanziario più da vicino, vi consiglio: IlSole24Ore, Milano Finanza, Il Financial Times, ClassCNBC, CNBC.
Su Instagram vi suggerisco 2 profili:
- @mariangelapira Mariangela Pira, giornalista di SkyTg24
- @spreadeconomics, un gruppo di giovani economisti che condividono notizie sempre molto concrete e affidabili.
Se vi piace leggere, ecco qualche libro:
- Piccole donne investono di Laura Tardino
- L’investitore intelligente di Benjamin Graham
- anno zero d.c. – I nostri soldi, i mercati, il lavoro, i nuovi equilibri internazionali dopo il coronavirus di Mariangela Pira
- La collina dei Ciliegi di Ruggero Bertelli
- Beyond Greed and Fear: Understanding Behavioral Finance and the Psychology of Investing di Hersh Shefrin
Chiudo con 2 blog:
- Luigi Zingales, professore di Finanza all’University of Chicago Booth School of Business: keynesblog.com
- Essendo io bolognese, fatemei citare Alberto Forchielli, albertoforchielli.com
E io aggiungo di seguire Emanuela su LinkedIn e sul suo sito emanuelamuscicfa.it
Non ci resta che fare nostri i suoi consigli, muovere il primo passo con fiducia in noi stesse e la consapevolezza che tutto questo ci porterà a vivere meglio, a sentirci soddisfatte e forse anche un po’ più libere 🙂
Grazie di cuore Emanuela