Scritto da Federica Piccioni
Anche quest’anno si sta per concludere Inspiring Mentor, il programma di mentoring di Young Women Network. Da sette anni a questa parte, il programma ha l’obiettivo di supportare la crescita professionale e personale delle giovani donne socie dell’associazione, le mentee, attraverso una serie di incontri one-to-one con professinist* e manager, i/le mentor.
L’ambizione alla base è sempre la stessa: creare valore, ovvero la moneta di scambio di tutti i progetti interni all’ecosistema dell’associazione.
Questa settima edizione ha visto 231 coppie di mentor e mentee intraprendere un percorso di sette mesi, che vede nella crescita e nel confronto i suoi driver principali. Ed è proprio confronto la parola chiave di Inspiring Mentor 2022 che, per la prima volta, ha aperto le porte al mentoring di gruppo.
Il mentoring di gruppo: novità dell’edizione 2022
Si tratta di un progetto pilota che ha coinvolto 3 gruppi di persone, ciascuno costituito da cinque mentee e un/una mentor che avesse già preso parte alle scorse edizioni. Per facilitare il dialogo e l’interazione tra i/le sei partecipanti in ogni gruppo, l’associazione ha assegnato a ognuno un tema sul quale lavorare. Gli argomenti proposti spaziano dalla crescita professionale e personale alla revisione CV e consigli di carriera, fino all’equilibrio vita-lavoro e allo sviluppo e miglioramento delle soft skill.
L’idea nasce per esplorare nuove modalità di mentoring e creare nuove sinergie all’interno di un programma che, dal suo lancio nel 2016, ogni anno punta ad evolversi e ad introdurre novità (trovate la storia del programma in questo articolo). Un progetto ambizioso che in questa sua prima edizione ha riscontrato consensi positivi, nonostante qualche difficoltà di tipo organizzativo.
Proprio per questo motivo, abbiamo voluto raccogliere le voci di alcuni/e dei/delle mentor e mentee protagonisti/e per ascoltare i loro punti di vista, emozioni e suggerimenti sull’esperienza appena conclusasi.
I vantaggi del mentoring di gruppo
Dai commenti di Fabrizio Foglia e Ileana Todeschini, due dei tre mentor pionier* dell’iniziativa, emerge quanto la visione di gruppo e la possibilità di intessere un rapporto più diffuso tra le mentee sia stato il vantaggio principale del programma.
Per Fabrizio Foglia, che nella vita fa il corporate social responsibility manager e ha alle spalle 3 percorsi di mentoring individuali nel ruolo di mentor, la condivisione tra le mentee accomunate da livello di esperienza, attualità e vissuto è l’opportunità più grande. Ciò consente di abbattere le barriere dovute alla disparità di età e maturità lavorativa che potrebbero crearsi in un percorso individuale. Inoltre riconosce, come in questo contesto, i contributi chiave alla discussione siano forniti più spesso dalle mentee che dal mentor. Io stessa ho fatto parte del gruppo di mentoring di Fabrizio e confermo questa tendenza: in diversi casi la discussione è partita dall’esperienza diretta di una di noi ed è proseguita raccogliendo gli input e le riflessioni di chi tra noi volesse intervenire.
Sulla stessa linea d’onda, Ileana Todeschini, coach professionista alla sua quinta esperienza di mentor per l’associazione, scrive:
“Il gruppo ha come valore principale (…) quello della visione condivisa. Se ognuna condivide la visione del gruppo, ecco che vi è un ingaggio maggiore, una spinta che crea valore e nutre, appunto, l’obiettivo condiviso. Il valore del gruppo si rispecchia nel singolo e viceversa.”
Anche Sara Magni, mentee del gruppo di Ileana, fa leva sul tema della condivisione e sottolinea l’estrema utilità di confrontarsi su sfide simili per trarre punti di vista differenti.
Della stessa opinione è Ilaria Zocchi, mentee del gruppo di Fabrizio: “Abbiamo avuto modo di porci insieme domande circa la possibilità di far cambiare rotta all’imbarcazione o semplicemente munirsi degli strumenti per continuare a navigare nelle stesse acque di prima (alias la stessa realtà lavorativa) oppure viaggiare verso nuovi orizzonti.”
Parlando invece di benefici potenziali del mentoring di gruppo, Fabrizio solleva un’opinione che, sebbene si discosti dall’obiettivo primario del mentoring, è un ottimo spunto di riflessione: questa modalità di confronto avrebbe potuto essere un buon esercizio per le mentee per assumere la lead di determinati aspetti del progetto. Una sorta di simulazione di situazioni reali e frequenti nel mondo del lavoro, in linea dunque con il tema filo conduttore del percorso: consigli di carriera e revisione CV.
Come ci siamo organizzat*?
Come nel mentoring tradizionale one-to-one, ogni gruppo ha deciso liberamente in quali modalità e tempistiche organizzare le sessioni. Ileana ha optato per una sessione online ogni tre settimane circa. Una scelta che premia la frequenza e che, secondo la sua esperienza professionale, permette un maggiore supporto e feedback, rispetto alla sessione mensile.
Fabrizio, in accordo con noi mentee, ha improntato la relazione su incontri online e offline; alcuni di questi si sono svolti in forma ibrida, ovvero con una parte di gruppo collegata da remoto e una parte in presenza, ospiti presso la Kasa dei Libri.
Dall’esperienza con il gruppo, l’online si è rivelato più efficace per attività specifiche, per esempio la revisione dei nostri CV, permettendola condivisione degli schermi e un focus completo sull’argomento. Tuttavia l’efficienza del remoto paga meno in termini relazionali perchè non favorisce, almeno nell’immediato, la creazione di un rapporto più diretto ed empatico tra i/le partecipanti. A detta di Fabrizio (ma sono sicura che tutt* concorderemo su questo punto!) il primo incontro dovrebbe essere puramente conoscitivo e svolgersi in presenza, meglio se davanti ad un aperitivo.
Cosa abbiamo imparato?
Sia mentor che mentee concordano che l’organizzazione delle call e degli incontri è stato l’aspetto più complesso di questo percorso, in quanto incrociare le agende di sei persone è stato particolarmente sfidante. A questo proposito molt* degli/delle intervistat* suggeriscono di ridurre il numero delle mentee di ciascun gruppo a tre, massimo quattro partecipanti. Ciò consentirebbe maggiore flessibilità di orari e darebbe spazio ad ogni mentee di potersi esprimere nell’ora e mezza di tempo prevista, arricchendo la conversazione.
Oltre a limitare il numero di mentee, si potrebbe riflettere sulla modalità di erogazione delle ore di mentoring, ovvero decidere in anticipo la fruibilità, online o offline, di determinate sessioni, evitando soluzioni ibride. Per fare ciò, sarebbe bene individuare spazi attrezzati per questo genere di iniziative, per esempio i co-working.
Un altro punto sollevato da entramb* i/le mentori è la pre-selezione delle partecipanti, che a loro avviso andrebbe condotta tramite un questionario, funzionale alla creazione di gruppi più omogenei, sia in termini di obiettivi che di caratteristiche personali.
Le nostre conclusioni
Nonostante la prima edizione del mentoring di gruppo di Inspiring Mentor abbia presentato diverse sfide, voglio concludere questa retrospettiva con un commento molto empatico della “collega mentee” Arianna Camaggio, che racchiude in sé e conferma ancora una volta il valore del networking e dell’esperienza condivisa:
“Siamo molto focalizzate sul lavoro ma tendiamo comunque a mettere tutto su una bilancia e a renderci conto che, in certi momenti anche se il lavoro non viaggia a mille, ci sono altri ambiti della vita personale che possono dare soddisfazione”
Una sorta di filo rosso che ha accomunato tutti gli incontri del nostro gruppo e che aiuta anche a far emergere lati del carattere personale che spiazzano e possono cambiare i progetti lavorativi e farci intraprendere nuove rotte.
Facciamo tesoro dell’esperienza dei/delle nostr* mentor e mentee per migliorarci e fornire un programma di mentoring che continui a mettere al centro la crescita personale e professionale, elementi che incarnano l’essenza e lo spirito di Young Women Network.