Come vi abbiamo raccontato qui sul blog qualche mese fa, l’Academy di Young Women Leaders, promossa da Young Women Network in collaborazione con delle associazioni presenti in altri quattro paesi europei, si è svolta a Milano e Roma attraverso un corso di formazione della durata di due mesi ed ha visto la sua conclusione durante l’ultimo weekend di febbraio.
Le partecipanti, circa 30 tra le due città, sono state divise in 6 gruppi con lo scopo di creare un progetto che andasse a sviluppare un’area tematica affine ai concetti di femminismo/empowerment/gender gap, utilizzando gli strumenti e gli insegnamenti condivisi durante i due mesi precedenti.
I progetti sono stati valutati da una commissione composta dai formatori che si sono succeduti durante l’Academy, con lo scopo di individuare per ciascun gruppo una giovane donna che ne diventasse portavoce e che fosse responsabile di presentare il progetto svolto in Svezia durante la settimana tra il 23 ed il 29 Marzo.
Durante questa settimana, le nostre 6 young leaders italiane hanno avuto la possibilità di vivere una nuova, avvincente sfida, confrontandosi con ragazze di altre culture coinvolte all’interno di un comune momento formativo che si è articolato in esercizi pratici, lezioni frontali, presentazioni di progetti, ma anche tanti altri momenti di scambio e condivisione di emozioni e pensieri.
Ma come è andata? Ce lo raccontano due ragazze che hanno partecipato alla settimana a Malmö e che con grande entusiasmo hanno condiviso la loro esperienza e le loro riflessioni.
Giovanna Cazzoli (team Roma)
Come ti sei sentita quando hai saputo di essere stata scelta?
Non me lo aspettavo. All’interno del mio team avevamo concordato chi candidare, io non volevo presentare la mia candidatura perché c’era un’altra ragazza che secondo me poteva essere in linea con il ruolo, nonostante si sentisse poco sicura sull’Inglese, quindi avevo deciso di candidare lei per l’esperienza a Malmö. Non mi aspettavo di essere selezionata, quindi sono rimasta molto sorpresa ma assolutamente felicissima di essere stata scelta. Il giorno dopo ho parlato subito con la mia responsabile a lavoro cercando di farle capire il valore aggiunto di questa esperienza sulla mia formazione personale e mi sono messa subito in moto per organizzare tutto.
Qual’é stata l’ organizzazione del corso a Malmö?
Il corso si è svolto in tre giorni. Durante la prima giornata abbiamo investito molto tempo in un esercizio di icebreaker iniziale per dare la possibilità di conoscerci e di creare un primo contatto, poi c’è stata la presentazione dei vari progetti. Ognuna di noi ha fatto la propria presentazione ed è stato utile per confrontarsi e raccogliere spunti su come migliorare i vari progetti presentati.
La seconda giornata é stata dedicata ad attività differenti, ci hanno divise in gruppi e abbiamo fatto degli esercizi di networking con l’ottica di creare condivisione sui propri obiettivi personali a breve termine o futuri. Ci sono stati degli esercizi anche dedicati ad implementare le capacità di leadership: giochi e pratiche di gruppo in cui il compito era osservare i diversi team, darsi feedback e poi confrontarsi sui risultati. É stato molto interessante perché spesso non c’era corrispondenza tra il feedback dell’osservatore esterno e quello che ci si auto-attribuiva. Ci sono state spiegate le varie tecniche di leadership positiva o negativa, come alcune situazioni debbano essere gestite e quali sono gli effetti che possono seguire se non si mettono in atto determinati comportamenti. Devo dire che questa attività é stata molto interessante anche per il ruolo lavorativo che ricopro. Il terzo giorno c’è stato un workshop ed é intervenuta una formatrice sulla leadership che ci ha spiegato, tramite formazione teorica e attività pratiche, come bilanciare all’interno di un team che gestiamo l’aspetto emotivo e personale e quello delle regole da seguire nel contesto professionale, portando esempi concreti come meeting e attività pratiche.
Ottimo. Mi sembra di capire quindi che siano stati momenti formativi anche poco frontali, ma dedicati piú ad un’interazione tra di voi e ad uno scambio.
Sì, poi durante le giornate c’erano vari momenti di pausa e di scambio che ci hanno dato la possibilità di confrontarci anche al di fuori dei momenti e delle attività predefinite.
Se mi dovessi dare un feedback in termini di concetti appresi, confrontando il precedente percorso formativo dell’Academy seguita a Roma con queste giornate tenutesi a Malmö, si è trattata di un’esperienza che ti ha dato ulteriori contenuti, oppure in continuità con quanto fatto in precedenza?
Personalmente mi ha dato la possibilità di conoscere molti contenuti dedicati alla leadership, che durante il percorso dell’Academy non erano stati toccati cosí nel dettaglio. Sia grazie al workshop citato poco fa, sia con le varie attività ed i giochi che abbiamo svolto, ho appreso molto di piú sulle varie tecniche di leadership. A livello di contenuto è stato molto utile conoscere i vari progetti, anche per rendersi conto di alcune problematiche che in Italia non sono così conosciute o presenti.
Quindi anche l’aspetto internazionale ed il fatto di essersi confrontate con altre culture ha avuto un impatto da un punto di vista formativo. Quali sono stati invece i momenti piú interessanti e quelli piú difficili di questa esperienza?
I momenti piú interessanti sono stati sicuramente le attività formative, i workshop ed il confronto sui vari progetti. Penso che anche lo stesso stare lì e avere momenti di scambio con ragazze di altri paesi sia stato molto interessante. Forse l’unica difficoltà riscontrata è stata semplicemente riuscire a seguire la presentazione di tutti i progetti in un’unica giornata e restare sempre attive e concentrate sui contenuti esposti.
Il progetto che hai presentato e che hai sviluppato con le tue colleghe di Roma è cambiato dopo averlo presentato a Malmö? Sono stati apportati dei correttivi o è rimasto invariato?
Direi che il progetto é rimasto invariato, avevamo già apportato dei correttivi dopo la prima presentazione fatta a Roma e ci erano stati indicati dei punti di miglioramento. Sicuramente a Malmö ci sono stati dati ulteriori spunti, il nostro progetto in particolare è stato ritenuto molto implementabile anche al di fuori dell’Italia.
Quali sono i contenuti del progetto presentato da te e dalle tue colleghe, nello specifico?
Noi abbiamo proposto un progetto nato dalla consapevolezza del fatto che le ragazze fin da piccole sono abituate a pensare che non possano svolgere determinate attività e lavori perché ritenuti troppo maschili, ad esempio il tecnico agrario, il meccanico, ecc. Partendo da questa considerazione abbiamo pensato di strutturare una community tra ragazze che hanno intrapreso un percorso di studi e ragazze che vorrebbero intraprenderlo, orientandoci su un target molto giovane (11-12 anni), con lo scopo di creare degli eventi di condivisione in cui queste ragazze possano portare le proprie esperienze e dare la possibilità anche di confrontarsi su dubbi legati alla decisione di intraprendere questo tipo di professioni. Una cosa a cui abbiamo pensato nello svolgimento di questi eventi é stata la possibilità di fare visite in luoghi di lavoro specifici dove possano essere visti effettivamente modi di lavorare propri di un meccanico o di un elettricista, in modo da capire in cosa consiste il lavoro per poi essere sicure di intraprendere un certo tipo di studi. Tutto questo perché alla base di certi lavori è necessario intraprendere un percorso di studi molto specifico in istituti tecnici o scuole professionalizzanti, frequentate soprattutto da uomini.
Quali sono i prossimi step per il vostro progetto?
Sicuramente un modo per sviluppare il progetto potrebbe essere quello di mettersi in contatto con altre associazioni per andare avanti nell’organizzare la community e gli eventi proposti. Il feedback internazionale è stato utile perché ci ha fatto rendere conto che la necessità di superare i limiti su questo tipo di lavori non è solo italiana ma appartiene a vari paesi, perciò ben venga la possibilità di concretizzare un progetto del genere anche al di fuori dei confini italiani.
Se dovessi darmi un feedback complessivo su questa esperienza cosa mi diresti?
Sicuramente positivo. Abbiamo avuto modo di fare gruppo fra noi ragazze provenienti da Roma e Milano, scoprendo chi siamo e come ha funzionato l’Academy nei due chapter dove si è svolta, prendendo spunto reciprocamente; dall’altra parte, abbiamo potuto metterci in gioco confrontandoci con ragazze straniere. Il nostro team italiano ha portato molto all’interno dell’esperienza a Malmö e abbiamo anche “ispirato” le ragazze degli altri paesi. Essendo in 6, ognuna ha presentato il progetto del proprio team italiano di provenienza, 6 progetti che erano già molto strutturati e chiari perché già rivisti sulla base dei confronti avuti durante l’Academy in Italia, a differenza delle ragazze degli altri paesi, che hanno presentato un’idea di progetto che era ancora da mettere in piedi. Ci siamo rese conto che eravamo un passo avanti in questo e che avevamo ricevuto una formazione diversa, quindi abbiamo avuto la possibilità di contribuire e portare un valore aggiunto a livello formativo, oltre che ricevere dalle nostre colleghe straniere un contributo in termini di scambio relazionale.
Alessia Sanavio (team Milano)
Partiamo da un feedback generale, come è andata questa settimana a Malmö?
La settimana è andata veramente molto bene, nella pratica é stato un corso di tre giorni ricchissimi di workshop e di scambi. Tutto sommato ogni giorno finivamo abbastanza presto perché il tutto era organizzato anche per valorizzare i momenti di pausa, i pranzi ecc. Si trattava di un continuo networking, che poi era anche l’intento alla base di questo tipo di corso, ovvero la creazione di un network internazionale di giovani donne, quindi tutte avevano voglia di socializzare e di creare rapporti anche solo per essere partecipi e per sensibilizzare le ragazze degli altri paesi delle problematiche presenti all’interno del proprio. Poi anche la presentazione dei propri progetti ha dato luogo a dei forti scambi, ad esempio, quando sono stati presentati i progetti italiani, sono stati messi in luce concetti come la paternità ed il fatto di avvicinare la mentalità maschile all’idea di prendere in carico certe situazioni di natura familiare normalmente gestite solo dalle donne. Di contro, i progetti portati da ragazze di altri paesi hanno rappresentato situazioni molto piú dure rispetto alle nostre, e ciò ha creato momenti di condivisione anche della vita personale abbastanza intensi.
Mi daresti qualche esempio rispetto a queste situazioni problematiche messe in luce dalle altre ragazze e che ti hanno colpito particolarmente?
In realtà ci sono state due situazioni tra quelle presentate particolarmente forti, poi anche ciò di cui si discuteva era molto diversificato in base all’età, visto che c’erano sia ragazze molto giovani sia ragazze piú adulte. La prima esperienza é stata condivisa da una ragazza polacca, che ci ha raccontato delle campagne pro e contro l’aborto che hanno luogo in Polonia. Questa ragazza ne parlava spesso anche nei momenti di pausa, raccontandoci delle continue proteste e violenze e delle difficoltà che hanno alcune donne nel praticare l’aborto, spesso costrette ad andare in Inghilterra per sottoporsi alle pratiche di interruzione di gravidanza e del fatto che non tutte hanno soldi per farlo. Un’altra esperienza forte è stata presentata da una ragazza macedone che ha raccontato la sua storia, come aveva scoperto di aspettare un bambino e del fatto che, quando lo aveva comunicato al lavoro, le avevano detto che era obbligata a non lavorare piú per un anno, con stipendio decurtato ecc.; lei pativa molto questa situazione perché, a differenza dell’Italia in cui esistono delle leggi a tutela della maternità sul luogo di lavoro, lei era invece obbligata a subire queste condizioni di sopruso dal suo datore di lavoro.
I progetti che sono stati portati dalle ragazze dell’Academy andavano nella direzione di risolvere questi problemi?
C’erano alcune tematiche comuni tra i vari paesi, ad esempio il voler sensibilizzare ragazze e ragazzi fin dalla giovane età a certe problematiche, questo soprattutto per un tema di scolarizzazione, poi altri progetti presentavano dei temi molto locali. Ci sono stati due progetti molto interessanti, uno in particolare di una ragazza rumena che riguardava una poetessa che voleva leggere una sua poesia ad un certo tipo di evento tutto al maschile, la cui candidatura per il reading era stata rigettata. Questa ragazza ha raccontato come questa cosa l’avesse fatta arrabbiare, al punto di portarla ad organizzare un evento di poesia tutto al femminile, dove poi far arrivare ragazze che potessero parlare e leggere le loro poesie liberamente. Il messaggio era che, nonostante i divieti, dobbiamo creare forza tra di noi e dare vita ad una comunità, dove poterci esprimere in quanto donne. Questo era uno dei progetti più implementabili.
C’erano poi due ragazze bielorusse che vivono in Polonia, le quali ci hanno raccontato che vogliono creare un’applicazione che metta in comune diversi servizi per i/le cittadin* della Bielorussia, soprattutto quelli emigrati in Polonia e in altri paesi. Ci hanno detto per esempio che volevano inserire in questa app un servizio per le neo-mamme per dare loro la possibilità di accedere ad una rete di asili e scuole materne dove si parlasse la loro lingua, in modo da costituire una comunità. Quindi, tra i vari progetti, alcuni avevano dei punti in comune, mentre altri come questo si basavano su realtà ed esigenze locali. In generale, mentre i nostri progetti erano piú incentrati sul female empowerment, riprendendo l’obiettivo di YWN, quelli presentati dagli altri paesi riguardavano delle tematiche molto piú ampie.
Mi sembra molto interessante, soprattutto perché si tratta di progetti che vanno ad abbracciare delle tematiche sociali caratteristiche di ciascun paese, non si tratta solo di temi relativi al femminismo o al gender gap. Penso che abbiate avuto a che fare con temi dal forte impatto.
Sì, devo dire. Per quanto ci sia ancora tanto lavoro da fare, in Italia la situazione è sicuramente molto piú favorevole rispetto a determinati contesti. Aver ascoltato i contenuti di questi progetti fa davvero rendere conto di quanto sia importante avere una struttura ed una comunità che ti appoggi nella concretizzazione di determinate iniziative.
Per quanto riguarda il progetto che hai presentato a nome del tuo team di Milano, come é andata?
Bene! Sicuramente rispetto agli altri, molto diversi, i commenti dei/delle relatori/relatrici sono stati positivi e soprattutto hanno capito il contesto, infatti uno degli spunti dati da una relatrice era proprio sull’importanza di arrivare in una nuova città e creare partnership con altre associazioni. E’ molto importante, soprattutto per chi arriva in una nuova città, avere un’organizzazione che ti aiuti anche ad inserirti in un nuovo contesto. Ad esempio, io che sono arrivata a Milano da una città diversa, mi sono resa conto dell’importanza che un’associazione di questo tipo può avere per creare certi legami ed un network.
Dopo la presentazione dei vostri progetti e di quelli delle ragazze degli altri paesi, secondo te quali possono essere dei risvolti? Si tratta di iniziative che si porteranno avanti?
Per quanto riguarda YWN, probabilmente sceglieranno i progetti ritenuti più implementabili, cercheranno forse di fondere i progetti con dei punti in comune ingaggiando le ragazze all’interno dell’associazione che possono dedicarsi alla loro attuazione. Sicuramente ci sarà un progetto dedicato al fundraising in Italia, mentre per gli altri paesi probabilmente dipenderà dalla loro singola organizzazione. Ad esempio, per il progetto citato prima “Women for Poetry”, c’è già una pagina Instagram dedicata e la ragazza che lo ha creato lo realizzerà individualmente. Alcuni progetti presentati dalle altre ragazze erano davvero difficili da concretizzare, mentre altri sembravano avere piú struttura e delle basi solide da cui partire per realizzarsi.
Si è trattata di un’esperienza che ha costituito il momento finale di un percorso piú lungo di formazione che si è svolto a Milano, sicuramente piú disruptive rispetto a quello precedente, perché siete andate all’estero e vi siete confrontate con altre culture e presentato i vostri progetti. Da questa esperienza cosa ti sei portata a casa?
Intanto é stato bello il fatto che tutti i concetti appresi nella formazione precedente siano stati messi in atto. Dal personal branding al public speaking, sicuramente ha avuto un impatto capire l’importanza di tutto quello che ci è stato trasmesso, del fatto che siano stati insegnamenti preziosi e di come sia importante utilizzarli con consapevolezza. Malmö ha creato un gruppo bellissimo tra le ragazze italiane, ci sentiamo tutti i giorni, questo perché ognuna di noi ha portato un background e delle caratteristiche personali differenti, era bellissimo anche uscire insieme e avere un senso di comunità, anche se provenienti da città diverse. Quindi, a livello umano, mi sono portata dietro questo voler creare uno scambio ed una sinergia con le ragazze che hanno partecipato con me, mentre per quanto riguarda il confronto con le ragazze di altri paesi, sicuramente mi sono portata molta piú consapevolezza su determinate realtà e situazioni particolari. A volte diamo per scontato di avere certi diritti mentre in altri paesi stanno ancora lottando per ottenerli, spesso molte cose non vengono trasmesse dalla stampa. Alla fine del percorso ci hanno dato la possibilità di scegliere tre persone che ci avevano trasmesso qualcosa nelle giornate precedenti per dedicare loro un pensiero, e questo è stato un intenso momento di scambio, perché quello che è emerso è stato un clima di serenità, di voglia di fare meglio in futuro e di impegnarsi per ottenerlo.
Lo scopo dell’Academy era quello di creare una sinergia tra i vari paesi e di dare vita ad un network internazionale di giovani donne. Secondo te la fase conclusiva del percorso con questa settimana a Malmö ha gettato le basi per un’effettiva creazione di un network di questo tipo?
Secondo me sì, ma deve essere fatto a livello di associazioni. Sarebbe utile anche creare degli eventi virtuali per mantenere lo scambio tra le ragazze. Al di là del mantenere le relazioni individuali sentendosi periodicamente, l’associazione é un facilitatore per dare un’impostazione alla creazione di qualcosa di piú strutturato. L’importante é che le associazioni si parlino, anche per fare dei follow up sull’implementazione dei vari progetti presentati, per dare continuità agli scambi che si sono avuti durante quei giorni in Svezia.
Se dovesse esserci un’ulteriore edizione dell’Academy, comprendente anche quest’esperienza conclusiva all’estero, quali potrebbero essere delle cose da migliorare?
Un’unica considerazione da fare potrebbe essere quella sull’età. Io ero nel mezzo, c’erano cose che per me erano già sentite ed altre nuove, in base all’esperienza già o non ancora vissuta. C’era invece una ragazza universitaria che portava le sue esperienze e riflessioni, che per una ragazza piú grande non portavano valore aggiunto in termini di contenuti, quindi si potrebbe lavorare sull’appianare l’età o vari cluster piú omogenei in termini di età anagrafica. Complessivamente, io ne sono uscita arricchita, nonostante le differenze di età.