Professione Karateka!
Dimenticate il tutù, la musica classica, e non chiamatelo sport: Alessandra dell’Aquila, pugliese, 30 anni, atleta internazionale di Karate, arte marziale e passione su cui ruota la sua vita da quando ha 12 anni. E’ plurimedagliata a livello nazionale e ha appena conquistato una medaglia di bronzo nell’ultimo Campionato del Mondo WSKA World Shotokan Karate Championship nella specialità di kumite (combattimento) a squadre.
A: Ho iniziato quando avevo 12 anni per seguire mio fratello minore. La prima lezione di prova non mi aveva convinto, poi una mattina mi sono svegliata e ho capito che volevo diventare più forte, fisicamente e mentalmente. Oggi sono cintura nera III DAN, specializzata nel kumite (combattimento) e ho una laurea in Giurisprudenza.
Che sensazioni provi mentre pratichi karate?
A: Le sensazioni che provo le distinguo in due tipologie. Durante la gara, l’adrenalina mi scorre dentro, mi accende, mi sento viva, una fiamma ardente. L’allenamento, invece, mi permette di estraniarmi dalla vita quotidiana e di concentrarmi su ciò che sto facendo.
Quali sono i maggiori insegnamenti di questa disciplina?
A: Sicuramente l’adattabilità, la concentrazione, la costanza, la determinazione, il coraggio, l’ambizione, l’umiltà. Ho imparato a saper gestire le situazioni di stress, a non spaventarmi davanti ai problemi.
Come ti relazioni con uno sport “maschile”?
A: Il karate è un’arte marziale, lo si può definire sport solo quando si fa riferimento all’agonismo. Non è una disciplina aggressiva o violenta, come si può pensare. Si tratta di autocontrollo, disciplina, rispetto verso sé stessi e gli altri.
Ti sei mai sentita oggetto di pregiudizi?
A: A parte qualche battuta da piccola, direi di no. Anzi, mi sento privilegiata nel riuscire a fare (spesso anche meglio!) ciò che alcuni credono sia una disciplina più per uomini che per donne.
Cosa ti motiva e come affronti le sconfitte?
A: Quando mi preparo per una gara penso al sacrificio, alla dedizione, ai miei sforzi fisici, ma anche a quelli economici dei miei genitori.
Per le sconfitte, dipende. Perdere perché l’avversaria è più forte di me mi stimola negli allenamenti che seguiranno. Se, invece, la causa è una mia distrazione, il lavoro da fare è soprattutto mentale. L’importante è non rimanere schiacciati dai propri limiti, ma spingersi sempre oltre: questa è la loro funzione.
Hai un motto o un urlo che ti carica prima di iniziare?
A: Non ho un vero e proprio motto per caricarmi, ma prima di entrare sul tatami il mio Maestro mi urla sempre: “Alessandra svegliati!!”. Ciò che ho imparato attraverso questa disciplina è che i sacrifici vengono ripagati. Non subito, ma prima o poi, se si ha la pazienza, la forza e la costanza di perseverare, il momento arriverà. L’importante è non mollare mai!
Chi vorresti fosse la prossima donna del mese? Scrivici a youngwomennetwork@gmail.com, aspettiamo i vostri suggerimenti! 🙂