Ruth Bader Ginsburg: Perché le sue conquiste sulla parità di genere continuano a vivere?

 

Ruth Bader Ginsburg, Giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America per ben 27 anni, scompare lo scorso 18 settembre all’età di 87 anni. La vogliamo ricordare anche noi in Associazione, perché le sue conquiste sulla parità di genere continuano e continueranno a costituire fondamentali traguardi, soprattutto per noi ragazze e donne.

La si ricorda come paladina delle donne e dei diritti, icona femminista, liberal, abortista, pro matrimoni gay, e anche icona pop per via dei memorabili colletti ricamati, inossidabile accessorio utilizzato per esprimere i verdetti all’interno della Corte.

 

 

“Una minuscola donna che era monumentale nell’impatto sulla società civile.”

La ricorda così la Presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi, che commenta la sua scomparsa come:

“Una perdita incalcolabile per la democrazia”.

Bellissima l’interpretazione che ne fa l’attrice Felicity Jones nel film “Una giusta causa” (“On the basis of sex”), dedicato alla sua vita e alla sua carriera. Nel film, è ritratto anche il marito Marty Ginsburg, stimato avvocato tributarista e pilastro della vita personale e professionale di Ruth, testimonianza che ribalta il detto comune, che allora diventa “dietro una grande donna c’è un grande uomo”.

Laureatasi alla Cornell University, nel 1955, anno in cui diventa mamma, entra alla facoltà di giurisprudenza della presigiosa Harvard: Ruth è tra le sole 9 donne iscritte su 500, in un ambiente tradizionalmente maschile.

Al termine degli studi universitari, Ruth si scontra con l’amara realtà: alla ricerca di un lavoro come avvocato in uno studio legale, per molti la sua laurea appare destinata a rimanere in una cornice appesa in salotto, perché donna – dunque destinata al focolare domestico, o al più a un ruolo di impiegata o segretaria.

Ma la straordinaria cultura, capacità, passione, determinazione, ambizione e forza di Ruth vanno ben oltre i limiti imposti dalla società: riceve l’incarico di docente universitaria presso gli atenei più prestigiosi, quali la Rutgers e la Columbia Univeristy. Alla Columbia, dove ottiene un’altra laurea, è la prima donna con la cattedra, nonché co-autrice del primo libro scolastico di legge sulla discriminazione sessuale.

Ma Ruth non si ferma qui: riceve la nomina di  Giudice presso la Corte d’Appello e successivamente, nel 1993, per mano del Presidente degli Stati Uniti del tempo Bill Clinton, viene scelta per il ruolo di Giudice della Corte Suprema. Fu la seconda donna nella storia a ricevere il prestigioso riconoscimento, presso la massima istituzione giudiziaria del Paese. E ad oggi è una delle sole quattro donne che abbiano mai fatto parte della Corte Suprema (cinque, se includiamo Amy Vivian Coney Barrett, immediatamente proposta da Donald Trump, prima delle imminenti elezioni).

RBG, come veniva spesso chiamata, trascorre la propria carriera combattendo per i diritti delle donne e altre minoranze, dibattendo davanti alla Corte una serie di casi contro ogni tipo di discriminazione. Tra le sue tattiche, l’uso del termine “genere“, quando altri usavano “sesso”, parola che, a suo avviso, confondeva i Giudici.

Ruth fonda il Women’s Rights Project nel contesto dell’Unione Americana per le Libertà Civili, di cui è consulente legale negli anni ’70, quando patrocinia diverse cause legali a favore dei diritti di genere.

Un dissenso, il suo, che diventa un simbolo dei diritti civili: con il suo viso sulle tazze da caffè, le t-shirt con lo slogan “You Can’t Spell Truth Without Ruth”, una biografia per bambini “I dissent”, le bambine che ad Halloween si vestono da Ruth, tatuaggi, murales…

 

Per tutta la vita dà voce a minoranze che voce non l’avevano, attraverso le sue celebri dissenting opinions riguardanti i casi discussi nella Corte. Famosissimo il caso “United States vs Virginia” del 1996 in cui, grazie al suo intervento, vengono aperte le ammissioni alle donne presso il Virginia Military Institute, ultimo istituto di istruzione  ancora esclusivamente maschile, dunque in violazione della Costituzione. L’istituto si difende così: le donne non sono sufficientemente adatte alla rigida e rigorosa preparazione prevista dal corso. In tutta risposta, Ruth Bader Ginsburg afferma:

Le generalizzazioni su “come sono le donne”, le stime di ciò che è appropriato per la maggior parte delle donne, non giustificano più la negazione di opportunità a donne il cui talento e la cui capacità le collocano fuori dalla descrizione media”.

Resta per noi questo il suo insegnamento più importante: essere libere di essere noi stesse, lottando per quello in cui più crediamo.

 

Scritto da Rossella Monopoli

 

Fonti

1) https://www.history.com/topics/womens-history/ruth-bader-ginsburg

2) https://www.nytimes.com/2020/09/18/us/ruth-bader-ginsburg-dead.html

3) https://www.goodreads.com/author/quotes/3072961.Ruth_Bader_Ginsburg

 

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